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Neuropsicologia riduzionistica pseudoscientifica e sadismo ignorato nel DSM.

All’interno di un fenomeno sempre più diffuso in cui le nuove generazioni stanno perdendo la comprensione semantica delle parole sostituendo la descrizione della realtà con un uso della comunicazione più manipolativa in stile per cosi dire “PNL” ovvero utilizzando le parole per ottenere effetti suggestivi, con l’obiettivo di condurre le persone a fare una scelta a proprio favore, piuttosto che un’altra, si sviluppa velocemente l’ennesima aberrazione della psicologia, ovvero assomigliare alla neurologia o alla psichiatria organicistica, per poter acquisire più potere professionale a discapito di quella onestà intellettuale di cui la psicologia si era fatta portavoce a fine anni ’80 e per tutto il decennio successivo. Questo è quello che sta accadendo fra i neopsicologi delle cosi dette neuroscienze cognitive, i quali si auto incorniciano di autorevoli realtà accademiche (Parma, Trento ecc…) vantando dimostrazioni basate su “pseudo-ricerche” scientifiche a sostegno di ipotetiche localizzazioni cerebrali di uno o dell’altro disturbo psichico, che legittimino l’uso di psicofarmaci incrementando cosi un assai noto affarismo delle aziende produttrici di psicofarmaci, aziende che forse sostengono anche in Italia questo tipo di pseudo ricerca scientifica.

A cosa mi riferisco? 

Semplice se andate a leggere le ricerche di questi neo neuro scienziati, all’evidente nostra (nostra ovvero di psicologi che riconducono tutte le cause del disagio psichico a traumi psichici, anche geneticamente trasmessi, pertanto violenza sociale) obiezione che gli psicofarmaci non sono selettivi, cosa vera, cioè non vanno a intercettare l’eventuale area cerebrale specifica del tale o tal altro disturbo, rispondono dicendo che i cosi detti disturbi psichici in realtà si sovrappongono e i disturbi dell’umore e la schizofrenia per esempio a una indagine con RMN (la cui attendibilità della restituzione informatica non supera il 30%) risulterebbero aver la stessa area cerebrale neurologicamente atrofizzata. (quanti soggetti hanno studiato? Perché sotto i 100 non è possibile una generalizzazione statistica) in altre parole girano la frittata: i disturbi sono sovrapponibili quindi si può utilizzare lo stesso psicofarmaco dei disturbi psichici differenti, anche perché in effetti le aziende produttrici propongono tre molecole chimiche in croce (anche se apparentemente modificate) per tutti i cosi detti disturbi mentali quindi se diversi disturbi mentali hanno la stessa area compromessa va bene che si usi la stessa molecola chimica. 

Non entro nell’evidente convenienza commerciale ma rimanendo nel merito del metodo scientifico, per affermare una cosa simile,dovremmo avere(ma cosi non sono state condotte le ricerche): 

  1. Almeno 100 soggetti provenienti da diverse aree del mondo con la stessa diagnosi sul modello statistico proposto: DSM, modello di cui già ampiamente è stata dimostrata l’inadeguatezza diagnostica in quanto troppo semplificato. Per evitare che si vada a misurare una variabile riconducibile ad altro per esempio: caratteristica della popolazione di un dato territorio.
  2. Un indagine che abbia validità superiore all’ 30%, quindi diversamente dagli attuali sistemi indiretti di tipo informatico come es RMN, e questo lo può dare  solo l’esame necroscopico/istologico, se fatto subito dopo la morte, dell’ipotetico mentalmente disturbato, e comunque visto che il processo anossico rapidamente cambia le caratteristiche istologiche dei tessuti, non arriveremo mai a un 100% di tangibilità reale del dato estrapolato.
  3. Una coerenza semantica con altre ricerche scientifiche, ovvero che non sia una gara fra chi riesce a propagare più degli altri (visibilità sul web) la propria ricerca scientifico.
  4. Una compatibilità con altre evidenze scientificamente dimostrate (plasticità neuronale, epigenetica…) in modo che non si riduca la ricerca scientifica a una sorta di gara sportiva in cui vince il più forte e il più furbo con evidenti contraddizioni fra le varie ipotesi scientifiche.

Visto che per il momento non mi è possibile sezionare cadaveriper comprendere se tale fantasia scientifica: presumibili maniaci e schizofrenici avrebbero le stesse aree cerebrali compromesse,  ipotesi lapalissianamente a sostegno di un massiccio impiego di psicofarmaci, come “cura” alle reazioni psichiche cosi dette malattie mentali, ma derivate a mio parere esclusivamente da esperienze di violenza sociale, relazionale, proprie o di propri antenati (ipotesi della permanenza a livello genetico, di tipo adattivo di esperienze traumatiche, che possono compromettere la sopravvivenza individuale) propongo un approccio epistemico.

Quali sono gli errori che fa il riduzionismo neuro scientifico?

  1. Generalizzala caratteristica fisiologica di altri apparati e organi per loro natura circoscrittial sistema neuro ormonale, per sua natura diffuso su tutto l’organismo e pertanto non circoscritto. 

Cosa voglio dire? Per esempio, lo stomaco ha una sua funzione specifica, quella di trasformare il cibo in molecole che dovranno essere in parte assorbite e in parte eliminate, se per esempio abbiamo la tale cellula che non produce abbastanza acido cloridrico possiamo intervenire chimicamente con una molecola che compensa questo problema, possiamo misurare l’acidità del succo gastrico, dedurre quanto acido cloridrico non viene adeguatamente prodotto e compensare chimicamente. Con il cervello non possiamo fare questo perché: i pensieri non sono tangibili, misurabili come l’acidità gastrica, ne consegue che ogni intervento con molecole chimiche è approssimativo, non selettivo, e può compromette quello che in realtà è un adattamento della mente, o una sua difesa a “traumi psichici: propri o ereditati”. In altre parole, se blocchiamo l’ideazione con farmaci dopamino bloccanti (antipsicotici) anche se il soggetto appare tranquillo, gli abbiamo alzato l’angoscia perché gli abbiamo eliminato quell’ideazione compensativa che teneva a bada la sua angoscia, o ansia, che per dirla in termini organici, può essere paragonata al dolore fisico, quella reazione organica che ci fa per esempio togliere il dito dal fuoco per evitare di rimanere senza dito. Tutto questo, imporre l’assunzione di farmaci bloccanti l’ideazione, è di una crudeltà infinita, anche se molto utile socialmente. Paziente sedato non disturba più.

Quali sono gli errori che fa il riduzionismo neuro scientifico?

2 Semplifica, pensando che la caratteristica strutturale del tessuto, della cellula o della sua collocazione indichi la funzione.

In altri organi apparati la struttura molecolare ci fa comprende la funzione che di solito è specifica, per esempio le cellule muscolari hanno una forma affusolata  che permette a loro di accorciarsi o allungarsi (contrazione ed estensione muscolare) a secondo del movimento muscolare che il cervello ha realizzato (ideazione motoria); una cellula muscolare con quella forma di solito non si trova in altri distretti organici, per il sistema neuro ormonale non è così, possiamo avere neuroni con forme diverse svolgere la stessa funzione, e abbiamo cellule neuronali sparse per tutto il corpo, in altre parole che ci siano tanti neuroni o pochi neuroni in una parte del cervello, non ci dice molto, con RMN peraltro molto approssimativa, con  RMN vediamo solo se c’è attività “elettro ionica” o meno, ma non possiamo ricondurre quale attività sia in atto; negli interventi di neurochirurgia con paziente sveglio, è vero che se facciamo contare (1,2,3,…) un paziente, e poi togliendo durante l’intervento una massa (per esempio un tumore) il paziente non conta più, possiamo dire che quella parte del cervello serviva per contare, ma non possiamo dire se era un collegamento o la sede della funzione contare, e non possiamo dire che la funzione contare sia in quella zona in tutte le persone,  o che poi non si possa ripristinare in un’altra zona del cervello (come talvolta avviene), quindi affermare che in quel punto del cervello c’è la funzione del contare è una semplificazione e stiamo parlando di attività mentali molto semplici e automatiche.

PERTANTO il neuro riduzionista Deduce con affrettata approssimazione, e impone come certezze assolute constatazioni deboli e aleatorie.

Perché il riduzionismo neuro pseudo scientifico nonostante l’evidenza intellettuale, continua a proporre simili grossolanità intellettuali, e nella storia in particolare in periodi di particolare decadenza culturale,  abbiamo un ritorno di questo modo dannoso di fare scienza?

Non potendo indagare la cosa contattando tutti i giovani neuro scienziati riduzionistici, non mi resta che fare un ipotesi psicosociale, immaginando di avere una parte di società con persone che hanno propensioni aggressive, sadiche e narcisistiche, e una parte di società vittima di queste persone.

Secondo la mia teoria, il malessere psichico deriva da traumi psichici, eventi imprevisti, violenza sociale, ecc…, circoscrivendo alla violenza sociale/relazionale, una delle cause, ne deriva che soggetti che agiscono violenza sociale/relazionale, possano predisporre nelle vittime dinamiche confusivein modo da evitare di essere  identificati e pertanto di essere neutralizzati.

Cosa voglio dire? Semplifico: il sadico fa violenza alle sue vittime, e questo fa parte della sua personalità, ha bisogno di fare questo per sentirsi esistere altrimenti il vuoto interiore lo assalirebbe procurandogli angoscia (anche il sadismo agito, è causa di malessere psichico, ma non c’è consapevolezza che si tratti di malessere psichico), lo stesso sadico ha bisogno di convincere le sue vittime che quello che sta facendo in realtà è giusto e inevitabile, in modo da poter continuare a farlo.

Ipotizziamo che questo tratto di personalità: sadismo, porti  alcune persone a formarsi in gruppi sociali: “sadismo condiviso” in modo da poter agire violenza come è nella loro natura e nello stesso tempo proteggersi dalle inevitabili conseguenze. 

Poi ipotizziamo che questi gruppi di sadici, si organizzino in reti sociali, e che vadano ad occupare luoghi di potere sociale, il che è naturale vista la loro naturale tendenza al dominio sugli altri, e si organizzino in una struttura sociale forte e potente.

Ne deriva che abbiamo un’ organizzazione di sadici che ha molto potere sociale, e in questo modo può agire su un numero elevato di vittime, senza che queste ci possano farci nulla, imponendo “pseudo verità scientifiche” che giustifichino il tutto.

A questo punto se abbiamo gruppi di sadici coesi che possono anche essere professionisti come alcuni: psichiatri, ricercatori neuro-scientifici riduzionistici, produttori di psicofarmaci potenti,e questi sono rappresentati in modo preponderante nelle varie redazioni di manuali diagnostici (DSM….) APPARE OVVIO CHE IL DISTURBO SADICO DI PERSONALITA’ NEI MANUALI DIAGNOSTICI es DSM NON LO VEDREMO MAI

E non dimentichiamo che il narcisista e il sadico come piacere massimo ha proprio quello di annullare la personalità della sua vittima, in questo modo può agire indirettamente e diffusamente, solo convincendo tutti della bontà delle sue ricerche e della necessità delle cure proposte CHE NEL NOSTRO CASO GIUSTIFICANO UN USO MASSICCIO DI PSICOFARMACI.

Pertanto non stupisce che certi gruppi di ricerca trovino sede per esempio in una città come Trento, dove tutti abbiamo potuto vedere la crudeltà con cui vengono trattati gli animali selvatici (per esempio le mamme orse) potrebbe trattarsi di un area geografica dove l’ipotesi dell’organizzazione in reti sociali di sadici, forti e socialmente potenti, è già affermata.

CONCLUDENDO è necessario che tutti in particolare i giovani si riapproprino della conoscenza semantica delle parole, solo cosi si diventa meno manipolabili e meno vulnerabili alla violenza sociale di gruppi di persone che per la loro insanità mentale hanno ottenuto un eccessivo potere sociale e la possibilità di dominare in modo diffuso larghe fette della popola

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Si eredita l’esperienza psicologica di violenza degli antenati non un dna malato, quindi è su questo che andrebbe fatta prevenzione.

La memoria esplicita, riguarda il ricordo cosciente di informazioni che riguardano persone, luoghi, e oggetti, essa collega la nostra vita mentale consentendoci di ricordare cosa, dove e con chi abbiamo svolto determinate azioni, durante i giorni, le settimane, i mesi gli anni precedenti.

Le strutture deputate alla memoria esplicita sembrano essere principalmente la corteccia prefrontale e l’ippocampo. L’ippocampo conserva le informazioni della memoria esplicita, a lungo termine, ma la conservazione finale di tutte le memorie, si ritiene sia nella corteccia cerebrale.

La memoria esplicita garantisce una memoria operativa che deriva da una persistente attività neurale (potenziale a lungo termine) della corteccia, in cui è implicata l’attività modulatoria del neurotrasmettitore: dopamina.

In alcuni neuroni corticali (es nei neuroni della corteccia entorinale) una breve stimolazione elettrica può produrre una scarica persistente, e una persistente attività riverberante fra popolazioni di neuroni eccitatori situati in diverse regioni cerebrali, analogamente fra popolazioni di neuroni differenti possiamo avere attività da sinapsi inibitorie.

Si tratta di un meccanismo feedback che modula l’impulso a secondo del circuito e non in relazione all’attività dei neurotrasmettitori (presenza o meno dei neurotrasmettitori nello spazio inter-sinaptico) o alla presenza o assenza dell’impulso eccitatorio, ma in base alla persistenza o meno di tale impulso nonché del circuito su cui si propaga e all’intensità minima necessaria.

La memoria operativa dipende anche dall’azione modulatoria della dopamina (D1) la quale risulta efficace per livelli intermedi di attivazione, un attivazione eccessiva (stress operativo) da luogo ad alterazioni della regolazione dopaminergica producendo deficit cognitivi (disturbi schizofrenici) quindi è sufficiente mettere un soggetto in una situazione di iper-stimolazione circostanziale in cui la memoria operativa va incontro a sovraccarico, per esempio dove la sequenza operativa risulta contradditoria e conflittuale (es mobbing) per avere degli effetti schizogeni sul soggetto.

Per fare un esempio pratico una personalità narcisistica, in una posizione di comando, potrebbe dare in continuazione indicazioni operative in una certa direzione, per poi giudicare negativamente il risultato dicendo che il processo operativo avrebbe dovuto essere interpretato differentemente, al solo scopo di mantenere una situazione di dominio, “senza merito” (maggiori abilità e competenze).

Questo dapprima attiva nei sottoposti, il circuito neuronale a livello intermedio, ma poi lo sovraccarica in modo persistente inducendo una maggiore crescita sinaptica (per esempio di circuiti in cui è coinvolta la dopamina) che però non darà luogo a una più complessa e veloce ideazione operativa, di maggiore efficacia, per il semplice fatto che a monte la personalità narcisistica metterà sempre in discussione l’operato del sottoposto che andrà incontro a un inevitabile, “riadattamento sempre più complesso ma inefficace” che produrrà disagio psichico, e potrà modificare l’espressione epigenetica del circuito neuronale coinvolto.

Tale stimolazione psico-socio-ambientale di tipo distruttivo, produce anche una memoria a lungo termine (ma di tipo operativo-disadattivo )che richiede modificazione epigenetica della struttura della cromatina, in quanto l’induzione del potenziale a lungo termine determina metilazione delle basi citosiniche che precedono i nucleotidi della guanina del DNA secondo un complesso procedimento bio chimico che reprime la trascrizione; l’esperienza socio-ambientale modifica la modulazione dell’espressione genetica, perché la proteina regolatrice di un gene strutturale non viene fosforilata e la trascrizione viene inibita.

Tali variazioni epigenetiche, nella metilazione possono essere mantenute durante la replicazione del DNA, in seguito all’attività di metiltransferasi di mantenimento del DNA e trasmesse di genitore in figlio.

Questo significa che le esperienze cognitive dissonanti dei genitori sono ereditabili dai figli, quindi che l’ereditabilità genetica per esempio: maggiore probabilità a sviluppare disturbi psichici, deriva da esperienze di violenze psichiche subite dagli antenati.

L’ippocampo riceve informazioni sensoriali multimodali e informazioni spaziali dalla corteccia entorinale, è un circuito importante per la memoria esplicita, e si attiva attraverso dei potenziali a lungo termine (fino a molte ore) che possono reclutare segnalazioni di secondi messaggeri diversi che modificano la liberazione del neuromodulatore, quindi non si tratta di produzione e concentrazione o meno di un neurotrasmettitore (ipotesi psicofarmacologica) ma di meccanismi più complessi di attivazione o inibizione di liberazione di un neuro trasmettitore in relazione a:

  • soglie di attivazione,
  • persistenza dello stimolo
  • e a dei circuiti che attivano o meno altri meccanismi biochimici di inibizione o rilascio del neurotrasmettitore a prescindere dalla concentrazione del neurotrasmettitore (o molecola simile/psicofarmaco) propagazione o meno dello stimolo assonale e in relazione alla capacità della protein chinasi A di fosforilare RIM1alfa, quest’ultimo aspetto è responsabile delle modificazioni sinaptiche responsabili dell’apprendimento associativo nel riflesso di retrazione nell’Aplysia e nell’apprendimento della paura dovuto all’amigdala nei mammiferi, questo da luogo al potenziale a lungo termine in cui la serotonina attiva l’adenilil-ciclasi facilitando il legame della norepinefrina ai recettori beta adrenergici, nulla che abbia una qualche attinenza neuro chimica per esempio con le benzodiazepine dette ansiolitici (che invece agiscono in modo indiscriminato sui GABA che hanno effetto inibitorio), ovvero definite come terapia farmacologica per diminuire la paura.

Da queste sintetiche sottolineazioni di natura neuro-scientifica si deduce che la prevenzione sulla salute psicologica in ambito lavorativo, familiare e sociale in genere non solo migliora la qualità della vita attuale di tutti, ma influisce anche su quella delle future generazioni.

In conclusione:

  1. ogni reazione individuale a una violenza psichica subita verrà ereditata dalle future generazioni.
  2. le nominazioni degli psicofarmaci presenti in commercio non corrispondono per nulla ai reali effetti sull’organismo, ma sono semplicemente nominazioni (es: “ansiolitico” “antidepressivo” “antipsicotico”) utili alla loro commercializzazione.
  3. la prevenzione circa la salute psichica ha effetti anche sulle future generazioni.
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