Violenza sociale e giustificazionismo opportunistico riflessioni.

Violenza sociale e giustificazionismo opportunistico riflessioni.

https://www.leggo.it/italia/cronache/manduria_ragazzino_mostrava_prof_video_delle_botte_guarda_io-4462237.html

per cortesia se utilizzate alcuni spunti di questo articolo citate la fonte cosi che non si faccia passare agli autori la voglia di scrivere.

Negli ultimi anni sempre più numerosi gli episodi di violenza sociale che i media mettono in evidenza. La caratteristica di questi episodi e del fenomeno in generale è che:

  • episodi di intensa violenza sociale anche fino a procurare la morte della vittima sono distribuiti a macchia di leopardoquindi senza relazioni di causalità diretta fra di loro
  • la vittima scelta ha caratteristiche di marginalità e scarso potere socialenel contesto in cui avvengono gli episodi
  • il gruppo attaccante che agisce violenza è omologato su alcuni standard di personalità (o per meglio dire i soggetti coinvolti hanno scarsa struttura di personalità propria) e il gruppo attaccante ha al suo interno un leader di cui non sempre appare evidente, sul gruppo,  la sua posizione dominante: “leader nascosto
  • la strategiadel gruppo o soggetto attaccante non è manifestae avviene gradualmente anche su periodi lunghi di tempo ed è apparentemente poco intercettabile dal “gruppo sociale più limitrofo”.
  • Il gruppo sociale meno limitrofo coinvolto(es genitori di studenti) e non coinvolto (es docenti di altre classi e dirigenti scolastici o universitari) pur constatando il fenomeno di violenza sociale in atto lo ignora o non lo considera come rilevante e degno di attenzione quindi lo giustifica.
  • Quando alcuni soggettidel gruppo meno limitrofo (genitori, docenti) evidenziano preoccupazioniper alcuni episodi allarmanti vengono considerati come inadeguati(ansiosi) nell’interpretare come: degno di attenzione il tal o tal altro episodio di aggressività sociale, con il risultato che per esempio nelle istituzioni scolastiche e universitarie lo spessore etico che dovrebbe esserci viene depotenziato e la deriva etica delle istituzioni pubblicheviene assicurata attraverso negligenze che assicurano che non vengano sollevate critiche verso i responsabili,  questo evidenzia la natura narcisistica dall’attuale sistema sociale, natura che ha sostituito la precedente “natura etica” la quale richiedeva notevole capacità cognitive nel campo della complessità della capacità di discernimento fra giusto e non giusto. (In altre parole la semplificazione cognitivo sociale produce narcisismo e va a favore di un sistema economico consumistico che ha eroso la complessità cognitivo sociale necessaria per valutazioni etiche che producevano tensione dialettica verso cui il narcisista ha sempre avversione).
  • la giustificazione del gruppo meno limitrofo porta il gruppo attaccante a sentirsi legittimato ad aumentare l’intensità della violenza socialeagita sulla vittima che non viene attaccata direttamente ma più spesso indotta con perversioni di tipo psicologico ad autodistruggersi non rari sono gli esisti finali in comportamenti suicidari della vittima, o nei casi in cui la vittima sia resistente a risposte autodistruttive la violenza avviene in modo diretto come nel caso dell’anziano di 66 anni ucciso a Manduria (Taranto) da un gruppo di studenti del liceo classico.
  • nei casi di violenza esplicita fino a uccisione della vittima le istituzioni rispondono isolando il fenomeno come se fosse un episodio occasionalea avviando diverse riabilitazioni sui soggetti violenti, in altre parole rispondono in modo narcisistico della serie: “nessun problema i nostri giovani sono eccellenti è stato solo un episodio occasionale”.

In sintesi gli aspetti di problematicità “generalizzabile”sono:

  • Incapacità della società (istituzioni politiche, ministeri)(*) di saper intercettare le cause predisponenti di tanta violenza sociale al fine di ridurla favorendo una crescita sociale positiva in cui la collaborazione non sia “scenica/apparente ma reale. L’incapacità degli amministratori politici di attenersi alla realtàil che crea notevole distanza dal principio di realtàcausando nella struttura sociale una tendenza narcisistica in cui la struttura di personalità individuale è inesistente, la non omologazione di alcuni soggetti (che diventeranno vittime di violenza sociale) è vista con sospetto e paura dai soggetti apparentemente omologati e le strategie attuate per eludere la paura sociale sono subdole, indirette e intense.
  • Il semplicismo culturale è imperante, le attività degli intellettuali che hanno in se una natura culturale complessa e prudente: storici, psicologi, filosofi, botanici vengono squalificate per far emergere attività intellettuali semplificate che facilitano comportamenti decisionali e fattivi: medici, geometri, agronomi, applicatori di regolamenti con evidenti fenomeni sanzionatori e repressivi che nel nostro caso sono di tipo economico e non più in termini di privazione della vita o della libertà individuale come fu nel secolo scorso con il fascismo.

Da ciò ne consegue che (la storia insegna)

La distanza dalla realtà contingente, l’esaltazione narcisistica, la regolamentazione avulsa dalla realtà e le risposte sostanzialmente autoritarie, anche se presentate in modo scenico, in modo accettabile e gradevole, portano a una generalizzazione della violenza sociale come avvenne con il fascismo ed il nazismo. 

L’unico modo per rendere reversibile questo processo è:

Non avere paura della realtà convivere amorevolmente con essa eliminando le forme di violenza sul nascere.

Valorizzare chi è portatore di contenuti, di capacità cognitive complesse e capace di identificare principi astratti assoluti.

Depotenziare chi è portatore di semplificazioni, falsificazioni, imposizioni regolamentative autoritarie e improvvisate.

Farsi una propria personalità basandosi su principi etici complessi, distinta dai modelli omologanti consumistici.

(*) Essendo un fenomeno sociale in cui gli episodi di violenza estrema sono distribuiti a macchia di leopardo, in modo ricorrente con notevoli similitudini fra loro, è evidente che non si tratta di episodi occasionali ma di “sintomi apicali” di un sistema/discultura sociale diffuso che li predispone e che ha carattere deterministico. La causa di tanto azzeramento empatico non deriva da “un addestramento tipo militare” ma da un “addestramento mediatico” è li che andrebbero riconosciuti i motivi, anche avessero la sola finalità di attrarre l’attenzione di più individui per soli scopi commerciali (certa morbosità attentava per eventuali stimoli disempatici) con relativa complicità politica per questioni di produzione e acquisto di beni (tasse) questo non può essere prioritario rispetto l’equilibrio psichico e la sicurezza sociale.

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