Nel XX secolo purtroppo essendo la cultura monopolio maschile, non sono mai emersi e nello specifico in campo psicoanalitico e psicologico, aspetti che potessero oscurare la “potenza fallica” dell’uomo.
Nell’immaginario fallico del maschio, la sua potenza si spegne nell’incertezza paterna, ovvero nella sua ossessione di non poter mai sapere se davvero è padre del figlio che gli viene indicato dalla madre di un bambino/a.
Per quietare questa angoscia maschile, il dubbio di allevare un bambino geneticamente appartenente a un altro maschio, gli uomini si sono inventati poteri divini assegnati in quanto sacerdoti, poteri di vita e di morte, e poteri divini di poter accusare come malvage e peccaminose le donne i cui figli non avevano alcuna certezza paterna.
Stiamo parlandodelle prostitute, cosi definite dagli uomini, cioè di quelle donne che dopo essere state sedotte e violentate, vengono abbandonate nella solitudine da parte di tutto il contesto sociale, influenzato dalla cultura religiosa, nel nostro caso quella cattolica.
Nelle regioni meridionali si obbligava il maschio a sposare la donna che egli aveva ingravidato, certamente più corretto perché attribuiva al maschio la responsabilità della cosa.
Nelle regioni settentrionali dell’Italia come per esempio nella cittadina di Mantova, il maschio che aveva ingravidato la donna veniva protetto e sulla donna veniva riversata ogni responsabilità in modo calunnioso, alcune sentenze giuridiche parlano di questa reazione maschile, imputando alla donna comportamenti seduttivi che avrebbero trascinato il maschio all’atto sessuale con la premessa che l’uomo non può controllare il proprio istinto sessuale se viene sottoposto a seduzione.
Nella ridente cittadina della padania,capitava che la figlia o i figli una volta cresciuti perché non soppressi con aborti clandestini, assomigliassero irriverentemente al padre, e pertanto veniva imposto per esempio alla figlia, se il padre abitava in qualche paese della provincia di Mantova, di non avvicinarsi ai luoghi di residenza del padre per non suscitare scandalo con la sua stessa somiglianza al padre, o in altri casi di maggiore violenza sociale, se la residenza del padreclandestino corrispondeva alla residenza della madre e del figlio rigettato dal padre in quanto marito di altra donna questi se aveva molto potere sociale in quanto politico riverito rinomato e rispettatoda tutti, procedeva in modo occulto a far allontanare legalmente il figlio dalla madre, in modo che il figlio andasse a vivere in luoghi distanti e in modo che la somiglianza del figlio non suscitasse scandalo al politico che aveva ingravidato la donna e scandalo alla sua famiglia con conseguente espulsione dalla vita politica, in particolare se, si parla degli anni ’70, se il politico aveva un appartenenza democristiana.
Ovviamente in una società basata sul diritto questo poteva avvenire solo per validi motivi, per esempio una desunta incapacità mentale, magari con un tipo di patologia che non mostrasse evidenti deliri e allucinazioni, per esempio la sindrome paranoidea altresi chiamata “pazzia lucida” e come una follia possa essere lucida è tutto da capire….
Siamo nella città di Rigoletto la città degli intrighi e dei tradimenti, ma di certo qualcosa di simile accadeva e probabilmente accade ancora in tutto il mondo; nei paesi islamici risolvono il tabu dell’incertezza paterna con una lapidazione, nei paesi asiatici inducono la donna e il figlio ad auto sopprimersi in modo suicidario, per la vergogna, in India le donne violentate si suicidano perché sanno di non poter più avere una vita nel rispetto e nella dignità, in Italia patria del diritto romano lo si faceva e lo si fa ancora manipolando leggi quindi togliendo diritti in modo pretestuoso, cioè la “patria potestà”, e non è un caso che anche per la donna si chiami patria potestà e non matria potestà.
Cosa dire, dal punto di vista psicologico l’uomo di dovrebbe evolvere e alla luce delle recenti scoperte sul dna, che dimostrano un dna comune con tutti per il 99% , con con gli altri esseri viventi per almeno il 70%, capire che dall’atto procreativo non procede materia biologica per la metà di un altro se stesso, come erroneamente pensava la scienza medica prima, e quante fesseria ci ha rifilato la scienza medica.
In conclusione tutto quel giro ormonale in prevalenza testosteronico, durante l’atto sessuale che tanto fa sentire onnipotente il maschio, fa proseguire un misero 0,05% del suo dna, comprensivo dei suoi antenati, e la sua angoscia di incertezza paterna può contare su un misero 0,00001% di caratteri esclusivamente suoi, antenati esclusi, o forse meno.
In altre parole il maschio viene perturbato dalla “carta regalo”, la somiglianza esterna, e non dall’effettivo contenuto genetico, la somiglianza esterna è ciò che alimenta il desiderio di accudire un figlio che sembra “solo mio” almeno al 50%, mentre la natura fa il suo corso fregandosene della soggettività maschile e propagando il restante 99% di dna comune a tutti.
Le donne invece hanno propensioni accuditive a prescindere dalla somiglianza a se stesse dei “cuccioli” d’uomo.