Iniziamo a collocare la pratica farmaceutica di Hahnemann. Lo speziale nel medioevo era colui che si occupava della preparazione di sostanze medicamentose,
Nella bottega dello speziale si trovavano inoltre i profumi ed essenze, i colori usati in pittura e dai tintori, la cera e le candele, la carta e l’inchiostro e spesso anche dolci speziati preparati dallo speziale stesso. Nel 1763 G.B. Capello sosteneva che le azioni primarie dello speziale fossero pestare, lavare, infondere, cuocere, distillare, comporre i composti e conservarli, conoscere la grammatica e la scienza medica (Roberto Michele Suozzi, Le piante medicinali, Roma, Newton & Compton, 1994, pp. 19-20) in questo senso Hahneman che preparava lui stesso i rimedi omeopatici può essere considerato un farmacista.
Dopo la laurea in medicina Hanemann fece il medico per tre quattro anni, e cambiò lavoro ritenendo inefficente la pratica medica. Per una quarantina d’anni fece il traduttore, quindi non fece il medico ma il traduttore prima e il ricercatore poi, opponendosi alla medicina del tempo.
Traducendo uno scritto sulla china di William Cullen, decise di sperimentare su se stesso la china, capendo che la china dava su soggetti sani, gli stessi sintomi della malaria che curava, decise d’intrapprendere questo tipo di ricerca e lo fece su molti altri composti presenti in natura, dimostrando che la sollecitazione della forza vitale naturale del soggetto poteva essere sollecitata da sostanze che producevano gli stessi sintomi nei sani, quindi per un lungo periodo fece il ricercatore naturista (1). Solo successivamente utilizzò i rimedi omeopatici da lui stesso “fabbricati” (in questo senso lo possiamo ritenere un farmacista che fa medicamenti che non sono riconosciuti da molti suoi colleghi medici anche attuali) ottenendo, pare, molte guarigioni e buoni risultati di guarigione, quindi più che un medico fu uno sperimentatore che inventò un metodo naturista e non un metodo medico cioè: di soppressione eliminazione del male con interventi chirurgici, chimici, fisici, come fanno anche i medici attuali. Questo se consideriamo la cosa con onestà intellettuale.
Per quanto riguarda l’essere psicologo di Hahnemm curava sia problemi di natura “isterica” (sintomi mentali), comportamentale (sintomi area morale) sia quelli che non sviluppavano sintomi fisici che quelli che sviluppavano sintomi fisici.
Inoltre c’è da considerare che l’attuale irrigidimento legislativo:
” a favore di una inclusione esclusiva di altre professionalità (farmacisti, psicologi) dei medici omeopati nei loro albi con annotazioni varie sulle terapie non convenzionali, e già quasto fa capire che il linguaggio stesso si articola in modo che sembra poco onesto, “
deriva da una direttiva dell’UE del 2001 in cui c’è stata una forzatura da parte della UE sui rimedi omeopatici, resi “farmaci” senza poterne avere i requisiti legislativi, forzatura non accolta in modo omogeneo nelle sue varie regionalità, in Germania (nazione in cui nacque e si diffuse inizialmente l’omeopatia) La Germania non ha ratificato ovunque la direttiva UE, e ha continuato a lasciare libera l’omeopatia, ed ancora la dove è stata resa esclusiva ai medici ci sono non poche contestazioni e modifiche regionali varie della loro legislazione, pur garantendo l’accuratezza della preparazione da parte dei farmacisti, secondo le farmacopee riconosciute, tale forzatura ratificata in Italia nel 2006 ha, in modo anomalo, medicalizzato l’omeopatia facendo diventare i rimedi omeopatici, impropriamente “farmaci” quindi prescrivibili solo da medici (ma anche da odontoiatri, veterinari che possono prescrivere medicinali). Però per questi preparati omeopatici, non è richiesta la prescrizione medica per poterli acquistare in farmacia, e anche questo fa non poco sorridere.
Inoltre l’UE stessa nel 2001, (direttiva ratificata in Italia nel 2006), impone di mettere sull’etichetta del prodotto “medicinale omeopatico «senza indicazioni terapeutiche approvate” requisito essenziale per essere considerato farmaco, in altre parole i medici omeopati hanno voluto rendere l’omeopatia una nicchia di mercato di difficile accessibilità economica, esclusiva solo per loro sapendo benissimo che Hahnemann era un chimico naturalista/farmacista ricercatore, psicologo quando la psicologia non esisteva ancora, come psicologi-erboristi-speziali- erano molti i terapeuti di quel tempo (XIX sec), mentre in parallelo il medico si dotava di regolamentazioni che inibivano la ricerca in quanto obbligavano i medici a operare come l’ordine dei medici imponeva, in ogni caso di certo non può essere considerato un medico nel senso classico del termine ma un ricercatore eclettico chimico farmacista psicologo naturista, Hahnemann fu molto contrastato dai medici del tempo, come accadde anche per Eduard Bach floriterapeuta, altro ricercatorre, botanico scambiato per medico, perchè i botanici si potevano iscrivere negli ordini dei medici, però nel suo testamento lasciò indicazioni precise sull’accessibilità a tutti delle sue scoperte, cosa che Hahnemann non facendo, espose l’omeopatia alle travisazioni che vediamo oggi, anche i medici allopati attuali non accettano l’omeopatia come pratica medica
Ora ultimamente la cosa si è aperta a odontoiatri, veterinari, che hanno poca attinenza con l’omeopatia che originariamente non aveva applicazioni su animali e ha sempre avuto un approccio globale e non specialistico come può essere quello di un odontoiatra, questo per questo obbligo di prescrivibilità di “rimedi” fatti passare impropriamente per farmaci dalla legislazione italiana su proposta EU.
Personalmente penso che o l’omeopatia dovrebbe tornare ad essere libera come nella maggior parte delle regioni Tedesche, in particolari quelle che si trovano dove la tradizione delle cure naturali è molto sentita, e sperimentale sapendo che non ci sono rischi per la salute nel caso che un prodotto venisse dato erroneamente, in quanto i rimedi omeopatici non sono veleni (farmaci) da dosare accuratamente e da dare accuratamente per evitare danni alle persone, quindi tutto questo montante di personalismi commerciali a scopi profittevoli, semmai nuoce a un’offerta onesta delle terapie non convenzionali, creando allarmismi su presunta pericolosità tipici della commercializzazione della scienza in molte aziende produttrici, non è il caso di Cemon.
Con quello che è successo con il covid, vi è stato un aumento della fiducia e della richiesta verso l’omeopatia, promosso molto dai farmacisti, che rischia di divenire una bolla di sapone se si interpongono i medici per attirare a sè ogni operazione ostentando obblighi di prescrizione, minacciando rischi di provvedimenti giudiziari agli psicologi che si esporrebbero nel consigliare dopo una diagnosi psicologica, quindi su sintomi mentali, un rimedio omeopatico o un altro.
Noi psicologi potremmo contribuire ma se ci troviamo di fronte a medici che ci escludono con il pretesto di una prescrizione medica basato su una definizione di farmaco, a un preparato: “il rimedio omeopatico”, che farmaco non è (perché non ha indicazioni terapeutiche approvate), e questo per garantirsi una nicchia esclusiva per i medici, come nella nostra categoria accadde per gli psicoanalisti; questa cosa non finirà bene, per l’omeopatia come non è finita bene per gli psicoanalisti, che chiudendosi sono sempre meno e oggi poco considerati, la loro pretesa di autorevolezza ha finito per trasformarsi nel suo contrario.
Escludere gli psicologi dalle consulenze omeopatiche, con questi pretesti prescrittivi, è un grave errore per i medici, che stanno tagliando il ramo su cui siedono, in quanto di materico l’omeopatia non ha nulla, nel senso che il metodo scientifico medico richiede una quantificazione misurabile della sostanza farmacologica che il rimedio omeopatico non ha, mentre la psiche è intangibile e probabilmente sull’intangibile quindi non in senso medico, poggia una possibile spiegazione degli effetti dei rimedi omeopatici, spiegazione ancora tutta da dimostrare, e forse dimostrabile con strumenti che gli psicologi potrebbero avere, in quanto trattano queste cose non materiali, mentre i medici trattano di concetti concreti metodologicamente ritenuti medico-scientifici se hanno verificabilità materiale, tangibile, verificabilità non applicabile all’omeopatia, come nemmeno il falsificazionismo è applicabile in quanto l’omeopati ha un approccio generale e non riduzionistico.
(1) se per naturista intendiamo quella dottrina la cui virtù curativa, nel nostro caso la forza vitale, è attribuita alla natura. Nuovo dizionario Zingarelli, nel senso che in Malattie Croniche traduzione Belluomini tom. 1 da pag 152 in poi, anticipa uno fra i primi naturisti il francese e geografo Réclus (1830-1905) strenuo fautore della medicina naturista, cioè fondata sugli elementi naturali (difese del corpo umano e sostanze naturali) e della sana alimentazione naturale e altri sempre intorno al 1800.