I medici omeopati con il loro sapere sul corpo, non capiranno mai perchè l’intangibile omeopatico funziona, escludendo gli psicologi che di intangibile, la mente, ne sanno parecchio.

I medici omeopati con il loro sapere sul corpo, non capiranno mai perchè l’intangibile omeopatico funziona, escludendo gli psicologi che di intangibile, la mente, ne sanno parecchio.

Il Ministero Sanità con una circolare dell’8 aprile 1999 n. 6, nell’all.1 punto 1 lettera d

fissa i seguenti criteri per considerare una sostanza un medicinale il medicinale è già stato utilizzato con risultati favorevoli, dando prova di qualità e sicurezza nell’uomo, IN RAPPORTO ALLE INDICAZIONI TERAPEUTICHE PROPOSTE, COME COMPROVATO DA DATI DI LETTERATURA SCIENTIFICA INTERNAZIONALE.

Nel 2001 una direttiva UE: 83/CE redige un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano

Ratificato in Italia nel 2006 D.Lgs. 219

Che al suo interno si contraddice non poco, per esempo all’art 26 propone agli stati membri di ratificare che:

L’autorizzazione all’immissione in commercio è rifiutata quando, previa verifica dei documenti e delle informazioni (…) b) l’efficacia terapeutica del medicinale non è sufficientemente documentata dal richiedente; (…)

E fin qui siamo in linea con la legislazione italiana fino al 2006, inoltre il codice deontologico dei medici che vincola solo i medici, specifica all’Art. 5 che l’ Esercizio dell’attività professionale (si basa su fondamenti scientifici che in omeopatia ancora non esistono) “Il medico nell’esercizio della professione deve attenersi alle conoscenze scientifiche e ispirarsi ai valori etici fondamentali (…)

All’Art. 6 Limiti dell’attività professionale, il c.d.m. specifica che: In nessun caso il medico deve abusare del suo status professionale.(…) cioè non può influenzare attribuire fondatezza di un farmaco se non è stata riconosciuta dalla comunità scientifica, con la propria autorevolezza di medico.

Cioè:comporta anche il dovere del medico di “non sfruttare” il proprio status sociale per suggestionare i pazienti e ottenere utilità di qualsiasi genere.

Inoltre l’Art. 12 Prescrizione e trattamento terapeutico

(..)La prescrizione di un accertamento diagnostico e/o di una terapia impegna la responsabilità professionale ed etica del medico e non può che far seguito a una diagnosi circostanziata o, quantomeno, a un fondato sospetto diagnostico.

(…)

Il medico è tenuto a una adeguata conoscenza della natura e degli effetti dei farmaci, delle loro indicazioni, controindicazioni, interazioni e delle prevedibili reazioni individuali, nonchè delle caratteristiche di impiego dei mezzi diagnostici e terapeutici e deve adeguare, nell’interesse del paziente, le sue decisioni ai dati scientifici accreditati e alle evidenze metodologicamente fondate. Le prescrizioni e i trattamenti devono essere ispirati ad aggiornate e sperimentate acquisizioni scientifiche anche al fine dell’uso appropriato delle risorse, sempre perseguendo il beneficio del paziente.

Sono vietate l’adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici non provati scientificamente o non supportati da adeguata sperimentazione e documentazione clinico-scientifica, nonché di terapie segrete.

Bene fin qui siamo in linea con la circolare ministeriale del 1999, i medicinali prescritti dai medici devono essere comprovati scientificamente, ma se non ci sono indicazioni terapeutiche, vedi .l’art. 85, comma 2, del citato D.Lgs. 219/2006 va indicato sull’etichetta dei rimedi omeopatici “senza indicazioni terapeutiche approvate” SE NON CI SONO INDICAZIONI TERAPEUTICHE APPROVATE I RIMEDI OMEOPATICI NON SONO FARMACI e nessuna sentenza di Tribunale può chiamarli farmaci e quindi che necessitano di prescrizione medica delle preparazioni farmaceutiche di cui non sono approvate indicazioni terapeutiche. Principio di non contraddizione: principio per cui un ordinamento giuridico non può, contemporaneamente, riconoscere un diritto (art 13 c.d.m.) o un potere a un soggetto e, allo stesso tempo, sanzionare lo stesso comportamento (art 6-12 c.d.m.) ma anche all’interno della stessa direttiva CE del 2001 n 83 (ratificata nel 2006) è presente la stessa contraddizione, un medicinale per essere considerato tale deve avere delle evidenze scientifiche, che i “medicinali” omeopatici non hanno.

La cosa più paradossale è che il codice deontologico dei medici poi prosegue dicendo in pratica che i medici devono denunciare chi fa abuso della professione medica consigliando medicinali che non hanno dati scientifici a sostegno delle loro ipotesi terapeutiche, non hanno indicazioni terapeutiche approvate, cioè mentre spacciano per medicinale una cosa che non lo è, devono denunciare coloro che facendo questo non sono medici, siamo nel ridicolo.

C.d.m. Art. 13 Pratiche non convenzionali- Denuncia di abusivismo

La potestà di scelta di pratiche non convenzionali nel rispetto del decoro e della dignità della professione si esprime nell’esclusivo ambito della diretta e non delegabile responsabilità professionale, fermo restando, comunque, che qualsiasi terapia non convenzionale non deve Sottrarre il cittadino a specifici trattamenti di comprovata efficacia e richiede l’acquisizione del consenso. E’ vietato al medico di collaborare a qualsiasi titolo o di favorire chi eserciti abusivamente la professione anche nel settore delle cosiddette “pratiche non convenzionali”. Il medico venuto a conoscenza di casi di esercizio abusivo o di favoreggiamento o collaborazione anche nel settore delle pratiche di cui al precedente comma, è obbligato a farne denuncia anche all’Ordine professionale. Il medico che nell’esercizio professionale venga a conoscenza di prestazioni mediche e/o odontoiatriche effettuate da non abilitati alla professione è obbligato a farne denuncia anche all’Ordine di appartenenza.

In realtà chi sta facendo un abuso della professione sono proprio i medici stessi, nel momento in cui nella loro visita omeopatica si lanciano su complesse analisi psicologiche e personologiche attribuendo tratti identitari ai loro pazienti, tratti in cui i pazienti poi si identificano, sviluppando dei falsi se’, al fine di definire il rimedio giusto, i medici omeopati di oggi dedicano almeno la metà della loro visita per mettere etichette psicologiche alle persone. Dire che una persona è ansiosa o depressa, e prescrivere un farmaco nella maggior parte dei casi creando dipendenza biochimica, non è come definire la personalità pulsatilla, o ignazia amara o via dicendo sulla base di tratti di personalità di cui il medico non ha competenza, non esiste una psicologia in cui basta fare un esame alla Facoltà di Medicina che possa sostituire 5 anni di psicologi all’Università di Psicologia . Quando Hahnemann a fine XIX secolo lo faceva, ancora la psicologia non esisteva, o meglio era agli inizi con gli studi in psicofisica, con Gustav Fechner, Wundt.

Inizio della psicologia scientifica. Quindi lui metteva nella sua materia medica l’aspetto mentale e l’aspetto morale, del resto se andiamo all’antica Grecia i saperi non erano settorializzati come oggi e i “filosofi” erano anche medici, psicologi (Teofrasto per esempio), cosa che oggi non è più, quindi VA RICONOSCIUTO CHE META’ DELL’OMEOPATIA E’ DI PERTINENZA PSICOLOGICA e non medica, che i rimedi omeopatici non sono farmaci anche se devono avere una preparazione farmaceutica per garantire la salute delle persone, e che abbiano una preparazione farmaceutica non significa che siano farmaci, la fisologica non è un farmaco, l’acqua di Sirmione non è un farmaco è solo un prodotto farmaceutico industriale o galenico, e anche sul fatto che i farmacisti non possano produrre loro dei prodotti galenici perchè richiederebbero una burocrazia senza fine, non va bene.

Dal canto loro i farmacisti hanno ben precisato che la direttiva CE ratificata in Italia, direttiva che travisa l’omeopatia per come è stata concepita da Hahnemann, in quanto prevede una registrazione semplificata, che vuol dire al di fuori dei principi definitori di “farmaco”, preparazioni con più rimedi omeopatici quindi a essere onesti intellettualmente non si tratta più di rimedi omeopatici perchè Hanemann questo lo escludeva, e degno di nota all’art 69 della 83/CE 2001

Propone di etichettare il medicinale omeopatico con la seguente dicitura: medicinale omeopatico «senza indicazioni terapeutiche approvate», ma se è senza indicazioni terapeutiche approvate la prassi legislative dice che non è un medicinale, e infatti si era sempre chiamato rimedio omeopatico.

Forse che chiamarlo medicinale fa lievitare il prezzo perchè in automatico può essere prescritto solo dai medici? E infatti in Germania dove l’omeopatia è libera (però dipende dalle regioni) e può essere consigliata da farmacisti e tutte le professioni sanitarie una confezione di granuli di rimedio omeopatico costa un quarto che in Italia, possimamo ipotizzare che inserire i rimedi omeopatici con procedura semplificata, anche con più rimedi omeopatici mischiati, da prescrivere assieme ad altri medicinali allopatici sia stata un’operazione commerciale e non a tutela della salute delle persone? E della loro libertà di accedere alla consulenza di uno psicologo omeopata per problemi psicologici!

I farmacisti che giustamente si sono opposti a tutto questo travisamento voluto dai medici, fanno sapere: si ricorda che i medicinali omeopatici non possono essere dispensati come medicinali con indicazioni terapeutiche.
Si precisa, altresì, che non esiste alcun medicinale omeopatico registrato come vaccino.

Nel 2001 c’è stata una forzatura da parte della UE sui rimedi omeopatici, forzatura non accolta da alcune zone della Germania e dell’Austria, che non hanno ratificato la proposta e hanno continuato a lasciare libero il mercato dell’omeopatia, pur garantendo l’accuratezza della preparazione da parte dei farmacisti, tale forzatura ratificata in Italia nel 2006 ha, in modo anomalo, medicalizzato l’omeopatia facendoli divenire impropriamente “farmaci” prescrivibili solo da medici, anche l’UE stessa nel 2001, ratificato nel 2006, impone di mettere sull’etichetta del prodotto “medicinale omeopatico «senza indicazioni terapeutiche approvate”,  i medici omeopati hanno voluto rendere l’omeopatia una nicchia di mercato di difficile accessibilità economica, esclusiva solo per loro sapendo benissimo che Hahnemann era un chimico naturalista/farmacista aveva frequentato due anni prima presso una facoltà di medicina poi si laureò in un altra, fece il medico per alcuni anni e lasciò la professione per fare il traduttore, per poi praticare la sua teoria omeopatica ma molto contestato dai suoi colleghi allopati, fu in un certo senso psicologo quando la psicologia non esisteva ancora, come psicologi-erboisti erano tutti i terapeuti di quel tempo (XIX sec), Hahnemann fu anche molto contrastato dai medici del tempo, come accadde anche per Eduard Bach, anche i medici allopati attuali non accettano l’omeopatia come pratica medica perchè non ci sono evidenze scientifiche. Ora ultimamente la cosa si è aperta a odontoiatri, veterinari, che hanno poca attinenza con l’omeopatia che originariamente non aveva applicazioni su animali e ha sempre avuto un approccio globale e non specialistico come può essere quello di un odontoiatra, anche altri specialisti medici si sono avvicinati all’omeopatia, ma mi chiedo se, come per altro avviene anche per i fiori di Bach, si studia il comportamento psicologico di un fiore, vegetale, animale, e si fanno analogie con la mancanza di salute di una persona, per individuare il rimedio omeopatico più adatto, cosa c’entra una specializzazione medica settorializzata, con l’omeopatia? O un mix alchemico alla mago Merlino con la salute?

Personalmente penso che o l’omeopatia dovrebbe tornare ad essere sperimentale e libera come in Germania perchè ancora c’è da capire molto sull’omeopatia e di certo non tanto sul piano materiale, medico, quando sul piano psicologico o dell’anima o quantomeno su un piano intangibile perchè sia chiaro che di rimedio nella diluizione non ne resta e quindi non è misurabile e quindi non è verificabile scientificamente.

Poi non stiamo parlando di sostanze pericolose, sapendo che non ci sono rischi per la salute nel caso che un prodotto venisse dato erroneamente, ma perchè tutta questa pantominia sulla necessità di prescrizione medica di cose che dal punto di vista medico non hanno significato. I rimedi omeopatici non sono veleni (farmaci) da dosare accuratamente e da dare accuratamente per evitare danni alle persone, quindi tutto questo montante di personalismi commerciali a scopi profittevoli, semmai nuoce a un’offerta onesta delle terapie non convenzionali, con quello che è successo con il covid, vi è stato un aumento della fiducia e della richiesta verso l’omeopatia, promosso molto dai farmacisti, che rischia di divenire una bolla di sapone. Noi psicologi potremmo contribuire ma se ci troviamo di fronte a medici che ci escludono con il pretesto di una prescrizione medica basato su una definizione contraddittoria di farmaco, a una cosa: il rimedio omeopatico, che farmaco non è, e questo per garantirsi una nicchia esclusiva per i medici, come nella nostra categoria accadde per gli psicoanalisti, questa cosa non finirà bene, per l’omeopatia come non è finita bene per gli psicoanalisti, che chiudendosi sono sempre meno e oggi poco considerati, la loro pretesa di autorevolezza ha finito per trasformarsi nel suo contrario. Escludere gli psicologi dalle consulenze omeopatiche è un grave errore per i medici, che stanno tagliando il ramo su cui siedono, in quanto di materico l’omeopatia non ha nulla, mente la psiche è intangibile e probabilmente sull’intangibile quindi non sul medico, poggia la spiegazione degli effetti dei rimedi omeopatici, spiegazione ancora tutta da dimostrare, con gli strumenti che solo gli psicologi potrebbero avere, in quanto trattano queste cose mentre i medici trattano di verificabilità materiale, verificabilità non applicabile all’omeopatia.

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